Si è spento Mario Vargas Llosa, tra i più importanti e influenti scrittori contemporanei e vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 2010 per aver raccontato “la cartografia delle strutture del potere” e per aver descritto “l’immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell’individuo”. Questo riconoscimento ha coronato un percorso, nel quale la scrittura ha sempre camminato accanto al forte impegno civile.
Una perdita che sentiamo particolarmente, vista l’attenzione che il nostro Stabile ha dedicato al grande scrittore peruviano: proprio quest’anno, con la messa in scena nel mese di maggio de La Chunga si concluderà una trilogia a lui dedicata e iniziata nel 2022 con “I racconti della Peste” e, proseguita, l’anno successivo con la produzione di “Appuntamento a Londra”.
Proprio nel 2022 abbiamo avuto l’onore di averlo a Catania, per assistere alla prima dello spettacolo tratto dal suo libro “I racconti della Peste” con la regia di Carlo Sciaccaluga. In quella occasione la città lo accolse calorosamente, al Comune gli fu consegnato l’Elefantino d’Argento simbolo di Catania e, alla Sala Verga, ci fu un affollatissimo incontro con il pubblico del Teatro Stabile.
Con la morte di Vargas Llosa perdiamo un punto di riferimento per la letteratura e uno straordinario innovatore del linguaggio. Ci lascia una straordinaria e preziosa eredità che custodiremo.
Non trovammo ovviamente neppure una replica in più ma nacque quel giorno una amicizia.
Sapendo come amava navigare controvento non ho mai sperato che le voci sulla assegnazione del Premio Nobel avessero fondamento. Rimasi quindi stupefatto quando gli fu assegnato.
Intanto Mario mi aveva con concesso i diritti per l’adattamento radiofonico di altre sue commedie che realizzai per radio tre. Le tradusse mia madre Marisa Auricchio, che insegnava letteratura spagnola. Mamma era una fan di Garcia Marquez e si avvicinò a Mario con le perplessità di chi ricordava il famoso pugno che lo scrittore peruviano aveva dato al collega colombiano per motivi mai chiariti. Ma le perplessità di mia madre durarono un attimo. Mario infatti era un grande seduttore. Uomo bellissimo, aveva il dono, e il desiderio, di piacere a tutti. In questo era quasi più un uomo di teatro che un solitario uomo nei lettere. Amò infatti molto il teatro di un amore non sempre corrisposto. Nel suo testo migliore ( il già citato “La. Chunga “ ) confondeva con sapienza realtà e immaginazione secondo gli stilemi più classici della letteratura sudamericana. Nel corso della nostra amicizia ho provato più volte a mettere in scena altri suoi testi. Avevo progettato per il Teatro di Napoli una nuova messa in scena de “La chunga” che ,mi pareva adatta al cinema molto erotico di Pappi Corsicato. Ma lo spettacolo andò in scena dopo la fine del mio incarico.
Arrivato a Catania progettai un trittico delle opere teatrali di Mario : “ I racconti della peste”, “Appuntamento a Londra” e ancora “ La chunga” che andrà in scena il prossimo 9 maggio, coprodotto dal Teatro di Roma a cui sono intanto passato. Tutti i testi sono stati messi in scena da Carlo Sciaccaluga. Alla messa in scena del primo Mario intervenne. Visitò Catania con grande entusiasmo ricambiato dalla tipica affettuosa accoglienza siciliana. Gli furono consegnate le chiavi della città in una solenne cerimonia, tenne una conversazione pubblica sulla sua produzione parlando un fluente italiano e lodò la regia di Sciaccaluga definendola la migliore mai vista di un suo testo. Il suo entusiasmo ci riempì di gioia . Mario era uomo di travolgente buon umore , vitale a tavola e, a quel che si legge di suoi libri e dalla sua biografia, a letto.
Oltre ad avere adorato in suoi libri( ora tutti citano i primi ma a piace ricordare nella produzione più recente “ Le avventure della ragazza cattiva “) ho sempre amato le sue posizioni politiche . Provò a diventare Presidente del Perù due volte. Voleva trasmettere il liberismo di stampo più anglosassone in una civiltà che conosceva assai bene e che non era minimamente preparata ad una tale linea. Vinse Fujmori, che diventò poi uno sciagurato dittatore . Mario abiurò la sua cittadinanza peruviana e scrisse un libro assai spiritoso e autoironico il cui titolo diceva già tutto: “IL pesce fuor d’acqua” . Non si deve pensare che le sue vibranti polemiche contro il pensiero corrente della cultura di sinistra lo assimilassero alla destra . Si spese infatti in modo vibrante anche contro i populisti e detestò Trump con tutte le sue forze.
L’ultimo ricordo che ho di lui è una cena col consiglio di amministrazione del teatro Stabile di Catania. Credendo di fargli cosa gradita gli fu chiesta una opinione su Papa Francesco. Mario ne disse molto male e lodò invece Papa Benedetto seminando stupore tra i commensali . Era tipico di Vargas Llosa che non si faceva mai trovare dove lo aspettavi, non occupava mai la posizione più ovvia.
Oltre che per i suoi romanzi talvolta drammatici, talaltra ironici, erotici , appassionati , vorrei che Mario fosse ricordato per il suo modo di essere un intellettuale , un modo indipendente , appassionato anticonformista , in una parola “discorde”.