La nuova colonia. Uno studio

13/11/2020

Come sapete, a causa dell’emergenza Covid abbiamo dovuto cancellare i tre spettacoli previsti per la rassegna della scorsa estate, ma in attesa di poterne riprogrammare il debutto per il 2021 abbiamo realizzato degli studi su questi stessi spettacoli: lo abbiamo fatto per proteggere il lavoro degli artisti, ma anche per potervene offrire gratuitamente la registrazione e così mantenere accesa la vita del Teatro e il dialogo col pubblico.

Tra questi studi, quello su “La nuova colonia” è diventato qualcosa di più: un piccolo documentario sul lavoro di registi e attori in un questo momento storico, sulla necessità del loro ruolo culturale e contemporaneamente sul senso di incertezza che segna profondamente la loro vita personale e professionale.

Il documentario è stato realizzato da Andrea Gambadoro durante le prove, che sono state esse stesse fonte di riflessione su questa circostanza, prove svolte con le mascherine e nel rispetto del distanziamento, con un po’ di paura verso l’ipotesi – ora purtroppo attuale – di una nuova chiusura, ma soprattutto con una enorme voglia di tornare a lavorare insieme, attorno al testo e sul palcoscenico.

Qui condividiamo un estratto dello studio, con le interviste al regista Simone Luglio, agli attori Dario Aita, Lucia Cammalleri, Roberta Catanese, a Claudia Gambadoro che cura scene e costumi e Gaetano la Mela che cura le luci.

Vi mostriamo come sta nascendo, con la grande energia creativa che vedrete nel video, La nuova colonia che ritroverete in teatro: un lavoro di Simone Luglio sul testo di Luigi Pirandello, che ha scelto di circondarsi di un gruppo di attori under 35 “di grande personalità, creatività e follia”.

Note di regia

Alla fine del 2019 quando è nato il progetto de La nuova colonia di Pirandello mai avrei pensato di ritrovarmi a mettere in scena uno spettacolo che è allo stesso tempo uno spazio di sperimentazione, un video documentario e un live streaming. Quando partorisco un’idea di spettacolo penso principalmente a un testo che in qualche modo mi parli, in questo caso specifico ho pensato fortemente anche all’autore, un autore che è nato a pochi chilometri da dove sono cresciuto e che da sempre mi ha fatto sentire a casa, ma che allo stesso tempo risulta essere uno scoglio arduo da scalare. Pirandello non è solo uno dei più grandi drammaturghi di sempre ma è un modo di fare teatro, un suono ricorrente. Ha la riconoscibilità che hanno le grandi rock star. Quello che mi sono chiesto è: come faccio a rispettare la riconoscibilità di questo monumento ma contemporaneamente tradirlo, tradurlo per un pubblico che è di questo tempo? 
La prima cosa che ho fatto è quella di scegliere uno dei testi meno pirandelliani della sua lunga produzione. Per struttura e temi trattati assomiglia più ad uno Shakespeare, fortissimi i legami con “La tempesta”. Poi la decisione di lavorare con un gruppo di attori under 35 di grande personalità, creatività e follia. La follia o la disperazione che ci vuole per prendere la decisione di mollare tutto e partire per un isola deserta che dicono un giorno scomparira inghiottita dalle acque.  La stagione dei miti pirandelliani è quella dell’ ultima parte della sua vita e quello che pirandello mette ne La nuova colonia è tutta la sua delusione nei confronti della società e nell’uomo che ne è il suo fautore. Temi che non sono riuscito a sposare in pieno soprattutto dopo aver provato di persona l’esperienza di questo isola-mento a cui tutta l’umanità è stata costretta. La disperazione di vedere la categoria lavorativa a cui appartengo affondare sotto i colpi di un’indifferenza violenta. Come potevo non considereare che quei disperati che si giocano il tutto per tutto devono essere da esempio positivo e non negativo nel loro tentativo di voler cambiare la propria condizione, nel non arrendersi al motto gattopardiano del fare tanto per non cambiare nulla. 
I confini tra il dentro e il fuori dalla scena, tra la finzione e la realtà e tra la commedia e la tragedia sono impalpabili. In una scena che è allo stesso tempo palco vuoto e strutture materiche che tendono verso’alto, dove la scelta dei materiali si contrappone alla violenza kitch delle luci colorate a led, si svolge l’azione cruda e senza ripensamenti dei nostri protagonisti che hanno ognuno, in qualche modo, qualcosa da riscattare con Dio. 
Quando mi è stato proposto dalla Direttrice del Teatro Stabile di Catania di mutare la messa in scena dello spettacolo in un periodo di ricerca con gli attori in attesa di una ricalendarizzazione, ho pensato al “tempo”, al lusso di avere del tempo. In un’isola deserta il tempo è scandito dalla luce del giorno, in teatro il tempo è un cane che ti morde i polpacci prima di debuttare. Questo tempo l’ho usato tutto senza sprecarne una goccia, e il risultato è uno spettacolo che parla di noi e della voglia di cambiare la nostra esistenza, è un video documentario che dialoga con i nostri pensieri ed è un live streaming che spia il nostro futuro incerto ma possibile.

Simone Luglio    

LA NUOVA COLONIA – uno studio
di Luigi Pirandello
adattamento e regia di Simone Luglio
con Dario Aita, Antonio Alveario, Giovanni Arezzo, Lucia Cammalleri, Michele Carvello, Roberta Catanese, Antonio Cicero, Federico Fiorenza, Simone Luglio, Luca Massaro, Claudio Zappalà
scene e costumi Claudia Gambadoro
cura del movimento scenico Lucia Cammalleri
videomaker Andrea Gambadoro
assistente alla regia e dramaturg Francesca Fichera
musiche originali Salvo Seminatore
luci Gaetano La Mela
audio Giuseppe Alì
direttore di scena Armando Sciuto – attrezzista Alessandro Mangano – capo macchinista costruttore Santo Floresta – primi macchinisti Orazio Germenà, Sebastiano Grigoli – capo elettricista Salvo Orlando – elettricisti Salvo Costa, Gaetano La Mela – capo fonico Giuseppe Alì – fonico Luigi Leone – sarta Claudia Mollica
Scene realizzate dal laboratorio di scenografia del Teatro Stabile di Catania
Costumi realizzati dal laboratorio del Teatro Stabile di Catania
produzione Teatro Stabile di Catania