R.U.R. – Rossum’s Universal Robots, scritto nel 1920 dal drammaturgo ceco Karel Čapek, è il primo testo teatrale che affronta il tema dell’intelligenza artificiale in senso moderno. L’opera introduce per la prima volta la parola robot, coniata in realtà dal fratello di Karel, lo scrittore e pittore Josef Čapek, a partire dal termine ceco robota, che significa “lavoro forzato” o “servitù”.
Ambientato in un futuro industrializzato e distopico, R.U.R. racconta la storia di un’azienda che produce esseri artificiali simili agli esseri umani – i robot, appunto – creati per sostituire l’uomo nel lavoro. Ma questi esseri, dotati di una propria coscienza, si ribellano ai loro creatori, portando all’estinzione della razza umana. Il testo anticipa molti dei dilemmi etici e filosofici che caratterizzeranno la narrativa e la riflessione contemporanea sull’intelligenza artificiale.
In Italia, R.U.R. fu rappresentato nel 1933, in una traduzione dal francese di Lorenzo Gigli, e poi scomparso dalle nostre scene, nonostante l’interesse per il testo dei Futuristi.