La rigenerazione è l’ultimo dei lavori drammaturgici di Italo Svevo, composto tra il 1926 e il 1927. Ed è, come tutti i grandi classici della letteratura e del teatro, un testo che tratta temi universali e sempre urgenti. Svevo si esprime sulla grande questione di tutti i tempi: come affrontare la vecchiaia e la decadenza fisica? È legittimo desiderare di ringiovanire? Scendere a patti di faustiana memoria con il diavolo, consegnarsi alle mani dei medici e dei loroesperimenti? O non è forse più saggio accettare che la vita faccia il proprio corso, accogliendo con naturalezza i mutamenti del nostro fisico e della nostra mente? Protagonista della commedia è Giovanni Chierici, un uomo segnato da profonde fragilità ma capace di destreggiarsi nel magma della vita, che nel suo caso è un intreccio di feroce comicità e drammatica ironia. La collaborazione tra i Teatri Stabili di Palermo e del Friuli Venezia Giulia, patria di Svevo, vuole rendere omaggio a uno scrittore che ha lasciato il segno non solo in Italia, ma in tutta Europa, influenzando da oltre un secolo la letteratura contemporanea.
note di regia
Italo Svevo è un maestro nel delineare le crisi e le nevrosi dell’uomo moderno, complice anche il tessuto culturale dei suoi tempi, la nascita della psicoanalisi di Freud e i fermenti sociali dell’epoca. L’“eroe” sveviano è l’uomo con le sue fragilità e le sue inettitudini di fronte al susseguirsi delle vicende della vita. Ne La rigenerazione abbiamo un protagonista interpretato da Nello Mascia – ormai avanti con gli anni, che vuole sottoporsi ad una “moderna” operazione che gli consenta di tornare indietro nel tempo, di ringiovanire. Da qui nasce il senso del comico e del tragico di cui è permeato tutto il testo, che con la mia regia vorrei cercare di restituire in maniera limpida. La feroce ironia contro coloro che non vogliono rassegnarsi all’inevitabile trascorrere del tempo sarà il fulcro dello spettacolo, che si prefigge di essere vivace, giocoso, libero ed equilibrato. L’allestimento scenico di Luigi Ferrigno punta ad essere dinamico e suggestivo, per rappresentare al meglio la dimensione reale e borghese dove si muovono i personaggi e quella onirica, dove verrà relegato in nostro protagonista. L’impostazione sarcastica e beffarda dello spettacolo mirerà a smantellare tutti i pregiudizi che nel tempo hanno reso e rendono insostenibile il binomio vecchiaia-giovinezza. Vorrei che il pubblico, attraverso lo spettacolo, analizzasse lucidamente le falsità delle maschere che la società ci impone per abitudine e consuetudine.
Valerio Santoro