La favola del principe Amleto

Calendario rappresentazioni

di William Shakespeare
traduzione Cesare Garboli
adattamento e regia Marco Sciaccaluga
con Maurizio Bousso, Francesco Bovara, Simone Cammarata, Giulia Chiaramonte, Giada
Fasoli, Elena Lanzi, Lisa Lendaro, Gianmarco Mancuso, Federico Pasquali, Laura Repetto,
Francesca Santamaria Amato, Chiarastella Sorrentino
produzione Teatro Nazionale di Genova

Il personaggio di Amleto ha goduto nei secoli di una popolarità tale da oltrepassare i confini teatrali,
sino a diventare proverbiale. Il principe di Danimarca da un lato esprime i dubbi dell’uomo
moderno e la complessità dei più importanti personaggi shakespeariani – mai del tutto buoni, né del
tutto cattivi – dall’altro è il protagonista di una storia archetipica, come quella delle favole, con tanto
di matrigne cattive e aiutanti dell’eroe. Una storia di cui fanno parte moltissimi personaggi, dallo
zio Claudio – l’usurpatore contro cui si rivolgerà la vendetta di Amleto – a Ofelia, prototipo della
ragazza dal destino infelice, dal Segretario di Corte Polonio agli amici di Amleto – Laerte, Orazio,
Rosencrantz e Guildenstern – sino alla compagnia di attori che sarà centrale nello scioglimento della
vicenda. Nel portare sulla scena questo dramma corale Marco Sciaccaluga ha avuto l’intuizione di
fare indossare agli attori maschere di stoffa bianca, uno stratagemma mutuato dal teatro di Bertolt
Brecht e di Benno Besson, uno dei maestri con cui il regista genovese ha avuto modo di lavorare.
“Inizialmente utilizzavamo le maschere come esercizio teatrale: cancellare i tratti fisici dei singoli
attori per lavorare sulla creazione dei personaggi da una prospettiva diversa. Successivamente ho
capito che l’effetto di straniamento così creato faceva emergere la storia di Amleto come una fiaba
arcana, ricca di sfumature e particolarità ma al contempo universale con i suoi aspetti tragici e
grotteschi. E questa è stata la chiave di volta del nostro spettacolo” commenta Marco Sciaccaluga.
“L’uso delle maschere, inoltre, permette di alternare attori diversi nel ruolo dello stesso
personaggio. Per esempio, Amleto viene interpretato da tre ragazze e un ragazzo, che si scambiano
la maschera e la parte nell’arco della stessa rappresentazione”. La favola del principe Amleto ci
restituisce così tutto il senso del termine inglese “to play”, che vuol dire recitare ma anche giocare.
L’uso delle maschere dà vita a un meccanismo divertente e spiazzante che mette in luce
l’ambivalenza di Amleto come di Ofelia, di Polonio o Laerte, di Claudio o Gertrude, a turno
colpevoli e innocenti, sentimentali e calcolatori, teneri o spietati, beffardi o disperati.

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