“L’ultima estate. Falcone e Borsellino 30 anni dopo”. Il testo di Claudio Fava in Sala Futura

30/03/2022

Trent’anni dopo le stragi di Cosa Nostra e la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Claudio Fava ripercorre i loro ultimi mesi di vita con un testo scritto come diario civile di due uomini, prima ancora che di due eroi. “L’ultima estate”, per la regia di Chiara Callegari e con Simone Luglio e Giovanni Santangelo, produzione del Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Chinnicchinnacchi Teatro e Collegamenti Festival, debutterà l’8 aprile 2022 alle 21 nella Sala Futura del Teatro Stabile di Catania.

Da qui lo spettacolo partirà poi per una lunga tournée All’estero in collaborazione con la Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che lo ha scelto per la commemorazione dei due magistrati in particolare presso le Ambasciate e Consolati italiani: le prime tappe saranno Tirana, Valona, Atene, Parigi, fino alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea in Lussemburgo.

Il progetto ripercorre come stazioni della via crucis fatti noti e meno noti, pubblici e intimi, per raccontare fuori dalla cronaca e lontano dalla commiserazione la forza di quegli uomini, la loro umanità, il loro senso profondo dello Stato, ma anche l’allegria, l’ironia, la rabbia e soprattutto la solitudine a cui furono condannati. Raccontare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nella dimensione più autentica e quotidiana, insomma, che nulla toglie al senso della loro battaglia, ma li completa come esseri umani. 

«L’ultima estate – scrive la regista Chiara Callegari nelle sue note – è un mosaico di eventi, un delicato intrecciarsi di momenti ironici e amari, pubblici e intimi. I due protagonisti, per una volta sottratti alle ritualità e alle mitologie, si interrogano e si raccontano, si confrontano tra loro e con lo spettatore, portandolo a rivivere momenti fondamentali della loro amicizia, oltre che della storia di questo Paese. Si parte dalla fine. Dalla loro morte. In scena la macchina da scrivere, i faldoni, le sedie, le giacche, l’ufficio in cui tutto è iniziato. Due attori ed elementi scenici ridotti all’essenziale, perché padrona della scena deve essere la parola. Parole recitate, confidate a un microfono, affidate ai tasti di una macchina da scrivere, riprodotte da un registratore, a volte ridotte al silenzio di fronte ai ricordi. Un viaggio nel tempo con due guide d’eccezione e una domanda sospesa: quale parte tocca a noi, adesso?».